Birra: consumo in calo del 5% a causa di costi, accise e inflazione

Nel 2023 il segmento brassicolo ha registrato una contrazione di mercato in termini di produzione, import, ed export

Flessione della produzione (-5,02%), dei consumi (-5,85%), dell’export (-5,36%) e ell’import (-7,5%) di birra. Questi i chiari segnali di un settore che ha sofferto lungo tutto l’asse della filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo. Dati che emergono dall’Annual Report 2023 di AssoBirra, presentato a Roma, alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Nei primi mesi del 2024 il trend di decrescita sembrerebbe essersi fermato. Qualora la stagione estiva dovesse segnare una ripresa, le prospettive di lungo periodo tornerebbero positive.

«Il settore brassicolo – dichiara il Ministro Urso – potrà oltretutto rafforzarsi e innovarsi ulteriormente beneficiando del piano transizione 5.0. Piano che coniuga per la prima volta in Europa transizione digitale, energetica e ambientale. Oltre 13 miliardi di crediti fiscali utilizzabili dalle imprese nel biennio 2023-24. Sarà importante poi sviluppare le competenze idonee. A tal fine, il provvedimento prevede che il 10% delle risorse possono essere utilizzate per la formazione del personale».

Molti i fattori che impattano sulla possibilità di tornare a crescere, quali il cambiamento climatico, con i conseguenti rincari e la difficile reperibilità di alcune materie prime, l’aumentato costo dell’energia. Ultimo ma non per importanza, la spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo.

Questi fattori hanno generato una riduzione del potere di acquisto generalizzata, particolarmente sentita dal settore birrario a causa del peso aggiuntivo delle accise.

MONDO DELLA BIRRA E ISTITUZIONI A DIALOGO

Il sostegno richiesto da AssoBirra è, in primis, un percorso di riduzione strutturale delle accise a cui la birra è soggetta. Riduzione necessaria per poter confermare gli investimenti, e così stimolare la ripresa del mercato, generando ricchezza per il nostro Paese.

L’obiettivo è ottenere una politica fiscale più equa, che possa consentire agli attori del settore di fare innovazione, proseguire i piani di sostenibilità e l’utilizzo di tecnologie avanzate, essenziali per la crescita organica, sostenibile e di lungo periodo del comparto birrario. Occorre affrontare questa problematica evidenziando come le accise influiscano negativamente sia sulla capacità di investimento delle aziende che sulla competitività del settore.

Il settore brassicolo ricopre un ruolo centrale per l’economia italiana, capace di creare valore e indotto economico e posti di lavoro. Il comparto occupa, infatti, oltre 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.012 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie). La birra crea un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54% del PIL) e, unica fra le bevande da pasto, versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.

LE SFIDE DEL COMPARTO BIRRA IN ITALIA

È proprio sul versante fiscale che AssoBirra pone una delle sfide del comparto. Occorre prendere decisioni fiscali certe e positive che consentano alle aziende della filiera di tornare a dedicare risorse economiche, generare una crescita sostenibile nel tempo e competere sui mercati internazionali. Mercati oggi meno rallentati da tassazione e burocrazia e dunque più liberi di investire.

Le marginalità sono strutturalmente sotto pressione lungo tutta la catena del valore. Agricoltura, trasformazione, produzione, logistica, trasporti, grande distribuzione e ristorazione hanno bisogno di tornare ad investire sul proprio business, per generare ricchezza per il Paese.

«Ci auspichiamo, un alleggerimento della pressione fiscale specifica – dichiara Alfredo Pratolongo, Presidente di AssoBirra -. Le accise in particolare, anacronistiche per una bevanda da pasto e incongrue, perché la birra è l’unica su cui gravano, risultano tanto più afflittive poiché penalizzano le aziende italiane rispetto a quelle che lavorano in Paesi maggiormente beer friendly in termini di tassazione».

«Per il futuro rimango positivo – dichiara Alfredo Pratolongo, Presidente di AssoBirra – perché la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica. Quest’ultimo, non è un fattore da sottovalutare, perché a monte delle libere scelte di consumo la birra è una scelta di piacere che consente di consumare quantità certe e moderate o nulle».

BIRRA ITALIANA IN CIFRE: I DATI ASSOBIRRA

Secondo i dati di AssoBirra, nel 2023 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,4 milioni di ettolitri, registrando una contrazione del 5,02% rispetto ai 18,3 milioni di ettolitri del 2022, ma superando i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri) e quasi eguagliando il 2021 (17,8 milioni di ettolitri).

I consumi, seppur in calo rispetto al record del 2022 (22,5 milioni di ettolitri), si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri nel 2023, facendo segnare un decremento del 5,85% ma mantenendo una quota che supera il massimo storico di consumo registrato fino all’anno scorso (21,2 milioni di ettolitri nel 2019) e che supera quella del 2021, delineando una crescita di oltre 20 punti percentuali (20,9%) rispetto a dieci anni fa (17,5 milioni di ettolitri nel 2013).

L’import di birra ha registrato allo stesso modo una flessione del 7,55% rispetto all’anno precedente, pari a 600 mila ettolitri, con 7,4 milioni di hl a fronte dei circa 8 milioni del 2022. La Germania, che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana, rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni. Seguono Belgio (20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%).

Tra i paesi non comunitari, che assommano un dato globale del 2,2% dell’import, il maggior esportatore verso il nostro Paese è il Regno Unito, con quasi 95 mila ettolitri su circa 135 mila del totale non-UE.

Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2022 (3,6 milioni di hl nel 2023, con un -5,36% rispetto ai 3,8 dell’anno precedente). La distribuzione dell’export vede un calo della quota verso il Regno Unito (44,1% vs il 48,2% del 2022, pari a -250 mila ettolitri nel 2022), ma un aumento delle esportazioni verso Albania e soprattutto Francia, con un dato in crescita del 57%.

Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il fuori casa, che nel 2023 registra un +1,8% rispetto all’anno precedente, di fatto mantenendo gli stessi volumi, con consumi complessivi leggermente inferiori agli 8 milioni di ettolitri. Dato che bilancia in parte l’ampia flessione di consumo domestico del canale Gdo.

SOSTENIBILITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA E INNOVAZIONE

Sostenibilità e transizione ecologica rimangono una priorità per AssoBirra. L’associazione incentiva pratiche produttive sostenibili e l’uso di tecnologie avanzate. Promuove inoltre la gestione delle risorse idriche e la riduzione dell’impatto ambientale come obiettivi fondamentali per il settore.

«Il processo di transizione ecologica – commenta Federico Sannella, Vice Presidente di AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità – attiene anche al primario, a quel settore agricolo che da tempo si impegna nell’ambito della ricerca nel campo delle materie prime e di un più sostenibile uso del territorio».

«Innovazione tecnologica e sviluppo, tuttavia, si nutrono soprattutto di investimenti economici, ed è qui che il ruolo del comparto di trasformazione è strategico, centrale, imprescindibile. In tempi ove i costi dell’energia incidono a tal punto, il cammino verso la neutralità carbonica necessita di un cambio di strategia. Un’azione non più solo individuale, bensì sistemica, del comparto industriale nella sua interezza. Non perdiamo di vista come il riuso, e in generale ogni trasformazione, imponga forti investimenti», conclude Sannella.

Per AssoBirra la sostenibilità non è solo economica e ambientale, ma anche sociale. La categoria è infatti impegnata a promuovere comportamenti in linea con uno stile di consumo responsabile delle bevande alcoliche, ad esempio con investimenti in prodotti a zero o bassa gradazione alcolica. In linea con un consumo italiano votato alla moderazione, i consumi di birra low e no alcol nel 2023 hanno rappresentato l’1,86% del totale.

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